Complessivamente i tumori orofaringei rappresentano il 5% dei tumori nell’uomo e l’1% nella donna. In quest’ultima, tuttavia, l’incidenza del tumore in questione è lentamente ma progressivamente aumentata, a causa del maggior consumo di tabacco verificatosi nell’ultimo ventennio. Annualmente, in Italia, si registrano circa 8.000 nuovi casi e circa 3.000 decessi.
I fattori di rischio principali sono:  L’età: con il tempo, la mucosa perde alcune proprietà difensive nei confronti degli stimoli ambientali nocivi e di conseguenza l’età è di per sé un fattore di rischio, con una maggior incidenza per tale forma tumorale fra i 50 e 70 anni.  Consumo di tabacco: esso rappresenta il principale fattore di rischio per il tumore della bocca. Più di 4000 sono le sostanze presenti nel tabacco e derivanti dalla sua combustione. Molte sono tossiche e irritanti, più di 50 sono cancerogene. Oltre a ciò va considerato il danno fisico sulle mucose della bocca causato dall’elevata temperatura del fumo di sigaretta.  Abuso di Alcool: esso agisce con un doppio meccanismo. Da un lato facilita la solubilizzazione nella saliva delle sostanze cancerogene contenute nel tabacco, dall’altro, provocando danno al fegato, potrebbe diminuire anche la potente capacità detossificante di quest’organo (alcool e tabacco, in tutte le sue forme, potenziano a vicenda i loro effetti lesivi sulla mucosa orale).  Scarsa igiene orale: se al fumo ed all’alcool aggiungiamo la scarsa igiene orale, con la presenza di placca batterica cronica, la presenza di denti scheggiati, protesi non controllate da molti anni, capsule con bordi taglienti, sarà ben facile comprendere che la nostra bocca possa ammalarsi.   Prevenzione  Non fumare Non bere eccessive quantità di bevande alcoliche Mangiare frutta e verdura Non trascurare l’igiene orale Fare una visita dal dentista almeno una volta l’anno per controllare denti, gengive,  mucose e protesi dentarie
La diagnosi clinica dei disordini potenzialmente maligni del cavo orale e dei carcinomi orali a cellule squamose viene normalmente formulata attraverso un esame visivo e tattile, intra ed extraorale e con una successiva biopsia. Tuttavia, anche se qualche tipo di anomalia alle mucose è presente nel 10% delle persone, solo in una piccola percentuale di casi si tratta di lesioni biologicamente e clinicamente significative e il tradizionale esame della cavità orale, da solo, e’ difficilmente efficace nel discriminare situazioni che pure hanno una gravità molto diversa tra loro. Sono però stati sviluppati test e apparecchiature aggiuntivi che possano aiutare nella formulazione della diagnosi e che possono essere distinti in tre categorie: individuazione/discriminazione delle lesioni, controllo delle lesioni e valutazione del rischio. Nella prima categoria rientrano soprattutto dispositivi manuali basati sulla luce che guidano i clinici nell’identificazione delle lesioni e permettono di esaminare la regolarità dei loro margini grazie ai principi dell’autofluorescenza e della riflettanza dei tessuti. Il controllo delle lesioni e’ effettuato con procedure come l’analisi citomorfologica e l’esame citologico. Infine, la valutazione del rischio comporta il rilevamento di biomarcatori presenti nella saliva, tra cui proteine, Rna e Dna.
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Prof. Carmen Mortellaro
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